versace

PREVIEW MAX MAGAZINE AGOSTO TRENDS

Ph. Francesco Bertola, styling Carlo Ortenzi, grooming Maurizio Lucchese

TENDENZE MFW PRIMO GIORNO

CORNELIANI

Tessuti grezzi e abiti doppiopetto, dal grigio chiarissimo fino al bianco.

COSTUME NATIONAL HOMME

Meno dark e rock del solito. Oltre alla pelle, anche tessuti fluidi e cascanti.

DOLCE & GABBANA

Back to roots: con un casting sorprendente.



ERMENEGILDO ZEGNA

Forti richiami agli anni ’60: estremamente raffinata.



MARNI

Stampe grafiche e tridimensionali, Marni si (r)innova

JIL SANDER

Forse è ancora una collezione di “passaggio”: lo stile della precedente direzione creativa è ancora molto presente.

BURBERRY PRORSUM

Aggressiva e modaiola. Contemporanea e futurista.

JOHN VARVATOS

“Sospesa” tra rimandi agli anni ’70 e il presente.

LES HOMMES

Forte, colorata, addolcita da uno styling più attuale.

NEIL BARRETT

Molto giovane e molto portabile.

VERSACE

Pazzescamente Versace. Più di così…

BEST ADV S/S 2012

Le campagne pubblicitarie più belle della stagione si confrontano su due tematiche/approcci diversi. Puntano sul colore vivo e sull’ effetto opulenza anticrisi (Versace, Lanvin, Bottega Veneta); o viceversa scelgono un cöté più “understatement” che ha come soggetti, però, personaggi dello star system (Dolce&Gabbana, Lacoste, Prada) o dello sport (Dunhill); oppure, più semplicemente, workers (MCS Marlboro Classics).
The best advertising campaigns of the season are confronting each other on two different kind of approaches. With anti-crisis opulence and bright colours (Versace, Lanvin, Bottega Veneta), or viceversa leaning on the side of “understatement” but choosing sobjects directly from the star system, (Dolce & Gabbana, Lacoste, Prada), the sport scene (Dunhill) or more simply, workers (MCM Marlboro Classic).

 

FASHION WEEK – DAY 3

Dirk Bikkembergs

Inversione di marcia, back to dark. Sì perchè Bikkembergs è stato molto dark nelle sue primissime collezioni  (fine anni ’80): adorava il nero (scintillante, in vinile, ma nero). In seguito si è dedicato allo sportswear di lusso e al colore. Ha sempre amato il militare e quello c’è anche in questa sfilata, ma con tanto rigore. (A.C.)
Marc Jacobs “scalda” e reinterpreta in chiave deluxe il classico peacot in panno di lana blue notte foderandolo  in morbido shearling Declinato in rosso vivo, aggiungendo dettagli in nappa e “chiudendo” con  bottoni in argento. (C.O.)
La sfilata ha un gusto meno hollywoodiano del solito, e infatti è più elegante del solito. Dunque, è anche più facile da indossare e quindi da vendere. Grande sfarzo negli accessori, molto belle le maglie round-neck lavorate a grosse trecce e i maxi cardigan (in mohair?) infilati sulla giacca.  Tinte spente, autunnali. Tanto blu scuro. Del resto, anche la nuova campagna di Gucci si è nettamente staccata dalle ultime, algide e artificiose: è molto chic, meno “americana” e più english. (A.C.)
La collezione Class Roberto Cavalli rimanda ad un uomo sofisticato e vanesio e soprattutto attento a  livello di tessuti a quello che stipa nel proprio guadaroba. Soprabiti in lana e cachemire magari con il collo in volpe, velluti broccati e pullover in mohair dalle tonalita’ spente, ma calde. Se fosse un uomo sarebbe Helmut Berger. (C.O.)
Negli anni ’90, nel pieno boom del minimale, Etro sembrava di un altro pianeta: diversamente bello. Colore e opulenza di stoffe, erano “fuori moda” e a remare controcorrente erano quattro gatti, tra i quali anche Paul Smith. Oggi facciamo a gara per avere un pezzo della collezione di Etro  da mettere nei servizi. Una sfilata che trasmette energia e che va guardata con attenzione: potendolo fare, come noi addetti ai lavori, si dovrebbe rivedere ogni singolo pezzo per poterla meglio apprezzare: slegata da uno styling forse un pò troppo carico. (A.C.)
Le robuste suole carrarmato della parte piu’ sportiva di Church’s si “sporcano” questa stagione di camouflage. (C.O.)
Un pò Simons e un pò Slimane: l’ influenza avant-garde dei due designer si sente. La sfilata è molto clean, è grafica ed è una buona collezione pur avendo perso quel segno “disordinato” che la rendeva più personale: ma questo debutto fa ben pensare ad un’ evoluzione che non tarderà a venire. (A.C.)
Savile Rock ovvero dalla tradizione all’ anticonformismo la strada è corta, cortissima. C’è l’ abito classico con uno styling “magrittiano” , c’è la stampa graffito. Bellissimo mix-up di accessori e pezzi di abbigliamento, degno del miglior fashion editor che si possa aspirare ad avere nella proprio staff. Ma soprattutto bravissima la maison che ha mantenuto i codici di appartenenza di uno stilista che ha fatto storia, aggiungendo dei pezzi super vendibili, rivisti e corretti comme il faut. (A.C.)
Brioni ci racconta con eleganza e garbo quattro momenti della giornata di un uomo: Dal consiglio d’ammistrazione, all’appuntamento in sartoria passando per l’aperitivo e concludendo con il club di poker. Che indossi un doppio petto in principe di Galles, un pullover in cachemire, un blouson in nappa  o un tuxedo, l’uomo vero e concreto di Brioni non rinuncia mai in nessuno momento e per nessuna ragione allo stile. Quello con la S maiuscola. Quello Senza tempo! (C.O.)
Quando Versace non fa Versace non mi piace. Mi piace quando Versace è Versace fino in fondo, senza esitazioni, come questa volta. C’è tutto lo scibile dell’ eros, del rock, del lusso. Uno spettacolo pirotecnico… la sua più bella sfilata uomo degli ultimi tre anni. (A.C.)
Gazzarrini mescola i tessuti classici del guardaroba maschile con tessuti tecnici dalle tonalita’ inaspettate. (C.O.)
Il mood militare rivisitato da Woolrich Wollen Mills:  Montgomery in panno di lana con stampa camouflage ma in versione contemporanea e digitale. (C.O.)

Tanto velluto, bellissimi colori, ottimi i tagli: molto più moderna e anche più giovane. La sfilata meriterebbe una regia più contemporanea e meno pomposa; ma i vestiti vanno benissimo così. (A.C.)

NEW LARGE

Vent’anni orsono Gigli lo aveva ripreso dagli anni ’60, rivisto e corretto, idem Dolce e Gabbana che avevano insistito soprattutto sulla vestibilità del pantalone. E poi Costume National, Prada e Versace: sto parlando di slim fit . Dalla fine degli anni ’80 e per tutto un decennio, l’abito maschile ha subìto una metamorfosi che ha raggiunto il suo apice con la prima collezione firmata Slimane per Christian Dior, nel 1999. L’ingresso di Hedi Slimane  presso il gruppo LVMH determinò un’ ulteriore drastica  trasformazione dell’ abbigliamento maschile; e naturalmente si  rimpicciolirono  anche camicie e maglie e la larghezza della cravatta si asciugò fino a 4 centimetri. Da allora, solo un tentativo, da parte di Stefano Pilati per Yves Saint Laurent, di tornare ai tessuti cedevoli e alle forme comode del primo Armani, e qualche raro indistruttibile patito dell’over, come Yamamoto, che persevera con puntuale coerenza nella sua linea stilistica. Tutto ciò, senza grande successo. Sarà che Pilati non è stato sorretto dal medesimo battage pubblicitario di Gigli e Dolce & Gabbana dei tempi che furono, ma neppure di quello Dior nei primi anni di Slimane. O sarà perché il “largo” dona a pochi anzi a pochissimi. Tuttavia, pur senza eccessi, nelle ultime sfilate dell’anno scorso (collezioni p/e 2012), qua e là  si è visto qualcosa di large.  La moda è ciclica: hanno stufato i bottoni della camicia che rischiano di strapparsi, i pulloverini super aderenti che segnano perfidamente ogni minimo difetto fisico, le giacche che si abbottonano a fatica e i pantaloni che ogni volta che ti alzi dalla sedia restano appiccicati al polpaccio. Anche le cravatte troppo strette sono superate. Si volta pagina? Naturalmente non ci potrei giurare: secondo me alle sfilate di questo gennaio ne vedremo delle belle.

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