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D COME DOWN JACKET

SITO ALEsport9

A sinistra, scatto di Federico Miletto per The Men Issue, Styling Giovanni de Ruvo. A destra, scatto di streetstyle (fonte: http://lionsandwardrobes.wordpress.com/)

L’alfabeto della Moda oggi chiama in causa la lettera D, per Down Jacket, in italiano piumino.

Le idee geniali, specie in ambito creativo, possono scaturire spesso dal manifestarsi di un reale bisogno, o addirittura da una tragedia scampata, che si traduce in ispirazione. In questo caso siamo nel 1935 in Alaska, durante una battuta di pesca finita quasi con l’ipotermia di Eddie Bauer, che, dopo averci quasi lasciato la pelle, capisce e decide che per determinate temperature rigide, non era più sufficiente la lana, ma ci voleva una giacca imbottita ed allo stesso tempo leggera; quindi, pensando alle giacche delle Armate Russe, ideò un capospalla caldo ed impermeabile, imbottito in piuma d’oca, con delle cuciture a forma di rombo, capaci di tenere ferma ed aderente al corpo l’imbottitura.

Brevettato nel 1940, arriva al successo nel ’42, con il “B-9”, giacca per l’Aeronautica militare USA, capace di tenere al caldo con una temperatura di -56°C.
In seguito arriva Moncler, che fonda nel ’52 la sua azienda, dapprima producendo tende foderate, sacchi a pelo ed un unico modello di mantella con cappuccio: mantella che negli anni si trasforma, diventando il core business dell’azienda, e con il tempo un pezzo iconico ed intramontabile.
I Paninari, negli anni ’80, fanno del piumino il loro tratto distintivo, insieme alle felpe della Best Company ed ai boots di Timberland, sfoggiandone di tutti i tipi, in nylon lucido, oversize ed in colori accesi.
Il piumino in quegli anni, non è più visto come un capo puramente tecnico con cui scalare vette, o sciare, ma diventa quindi un simbolo, riconoscibile e classificabile, di un preciso gruppo di appartenenza e di stile.
Chiunque ricorda i film “cinepanettone” degli anni ’90, dove Jerry Calà, Ezio Greggio, Christian de Sica e Massimo Boldi sfoggiavano nei vari “Vacanze di Natale” piumini gonfi, colorati e con abbinamenti di dubbio gusto, durante le loro avverture/disavventure in montagna.

Oggi possiamo dire che la moda ha declinato il piumino in talmente tante forme, pesi, tipologie di materiali e colori, che son ben lontani quegli anni in cui da piccoli ci si sentiva vestiti da “omino Michelin”, goffi e brutti, costretti, perché la mamma ti diceva che c’era freddo, ad andare in giro conciati in quel modo, di cui ti vergognavi tantissimo.
Dallo sport, al cinema, alle passerelle, il passo è stato breve, ed il piumino è diventato un capo moda degno di essere inserito nell’armadio accanto ad altri colleghi ben più illustri e sartoriali, come il cappotto e la giacca, propostoci oggi anche da brand di nicchia, come Comme des Garçons, Rick Owens, Raf Simons e Balenciaga.

Proprio con Balenciaga ed anche con il suo brand Vetements, il nuovo, giovane direttore creativo, Demna Gvasalia, impone attraverso le sue sfilate l’uso del piumino, in colori sgargianti, quasi inabbinabili, ingombrante e destrutturato, da indossare sia durante l’inverno che addirittura in primavera/estate; anche grazie a lui, per i fashion victims, mai come oggi, il piumino è diventato un pezzo immancabile e caratterizzante di un look cool ed avanguardista.

Nello scatto realizzato per The Men Issue da Federico Miletto, il piumino (Fall/Winter 17/18 Moncler) realizzato in nylon lucido nero con maxi tasche, è abbinato ad una tuta in cotone con cappuccio e berretto in lana, nel classico mood sportivo; come sempre, lo scatto street style, a fianco, ci propone invece un modo di  indossarlo si casual, ma urbano e cool. Nella gallery a seguire, invece, vi offriamo una serie di scatti tratti da sfilate fall/winter 17/18 – con  qualche anticipazione della spring/summer 18 – dei maggiori designer, che propongono piumini smanicati, stampati, corti, lunghi e con maxi cappucci. Giovanni de Ruvo

Balenciaga, fw17/18

The Fashion Alphabet today is about D, … Continua a leggere →