paul smith

TODAY, YESTERDAY

Jordan Better, artista visionario e fashion maker, dal 1999 titolare di Lost Art, NY. La foto in poltrona è stata fatta da Rennio nella prima metà degli anni ’90, ed è stata pubblicata su Harper’s Bazaar Uomo; Jordan indossava un abito gessato firmato Paul Smith. L’altra, più recente, è uscita su Max dicembre 2008 ed è anche stata presentata a novembre 2010 in occasione della mostra RCS “MODA: SOSTANTIVO MASCHILE”, curata da Alessandro Calascibetta: qui,  Jordan veste abiti di Lost Art e di Just Cavalli. Lo scatto è di Bela Chow (non cercatelo, non lo troverete: è lo pseudonimo di un fotografo che non ha potuto firmarsi) e lo styling di Carlo Ortenzi.

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PARIS FASHION WEEK – DAY 4

Lanvin

Sospiro di sollievo: mi ero sbagliato solo in parte nel mio edito “New Large” di qualche tempo fa. Lanvin lo dimostra e scusate se è poco; una parte di collezione è ancora super aderente, mentre il resto mi ha dato ragione. Lanvin  riesce perfino, nei pantaloni larghi in fondo, a non essere l’ ennesima didascalica citazione degli anni ’70: l’ insieme è talmente sofisticato che – i Settanta -non vengono proprio in mente. Una ricerca pazzesca di tessuti e pensiero intelligente nella cura dei dettagli, che non sono buttati dentro “tanto per”. Massima attenzione alle proporzioni. Elegantissima, emozionale, imperfetta: bellissima.

Heikki Salonen

Lo stilista e designer finlandese dopo aver entusiasmato la critica al suo debutto torna a presentare a Parigi una collezione per la prima volta sia maschile che femminile. Linee definite e pulite per un rigore che cerca di rifarsi al movimento anarchico del 18esimo secolo, unendo lane grezze a dettagli in pelle, stampe animalier ed eccentrici broccati.

Paul Smith

Una collezione autunno/inverno che gioca tutta sui contrasti. Stampe eccentriche che ricordano il mare anche durante i freddi periodi invernali, colori fluo accostati a marroni e verdoni, dettagli in vinile su capispalla e accessori.

Acne

Finalmente anche per il brand svedese Acne una forte collezione di rottura. Tutto ruota sulla sovrapposizione di forme e volumi. Sfila un uomo dai colori accesi, molta pelle e grande ritorno delle maglie in angora e mohair. Il chiodo si porta oversize sopra la giacca e le stringate si trasformano in sneakers. Perfetta location, grande sound ed eccellente styling.

 

INTIMISMO ’90

Le campagne presenti in questa gallery sono del 1994 e più precisamente della stagione autunno/inverno. Il “secondo semestre”, come si dice in gergo pubblicitario. La vestibilità del capospalla era ancora fortemente vicina alle larghezze degli anni ’80; ben lontana dalla forma asciutta che avrebbe, all’ inizio del nuovo secolo, rivoluzionato il guardaroba maschile. Idem per pantaloni, camicie e cravatte. E’ interessante notare quanto il gilet fosse en vogue: in maglia, destrutturato, o in tessuto ma sempre morbido nella forma, e mai aderente al corpo. Le ambientazioni fotografiche erano praticamente assenti e i fondi neutri; le luci piuttosto naturali e poco contrastate fatta eccezione per gli effetti chiaroscuro di Michelangelo Di Battista che, guidato da Mauro Rotini, si ispirava, all’ epoca, ai contrasti degli ultimissimi ’80 di Nick Knight per Yamamoto. La caratteristica più evidente è l’ atteggiamento dei soggetti: intimista, pensoso, riflessivo. A discapito delle più conclamate logiche pubblicitarie, i soggetti talvolta venivano immortalati perfino ad occhi chiusi, come nello scatto fatto a Werner da Mario Sorrenti per Dolce&Gabbana o il primissimo piano scelto da Paul Smith. Mentre Max Vadukul, per Romeo Gigli, aveva puntato sulla melancholia che trasmetteva lo sguardo del modello: perduto e fisso al di là dell’ ultimo orizzonte….

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ONGOING STORES

Il corso d’ opera dei concept stores è in continuo mutamento. In Italia solo Carla Sozzani fu così lungimirante da aprire, 11 anni orsono, “10 Corso Como”, creando un clima del tutto inedito in tempi non sospetti. In seguito lo spazio per la  vendita di abbigliamento concepito come interazione tra moda e design è stato ripreso da altri, tra i quali spiccano Piombo e Paul Smith. In quest’ ottica evolutiva, Officina Slowear, in collaborazione con Carlo Donati, si contraddistingue per uno stile caldo e polifunzionale. Donati si è liberamente ispirato alle linee di design di Jean Prouvé e ha usato stampe wallpaper dal gusto più seventies.


Concept stores are changing constantly. In Italy, forward-looking Franca Sozzani has been the first deciding to open “10 Corso Como” eleven years ago, creating an exciting and original mood. After that, the idea of retail shop conceived as an interaction between fashion and design has been carried on by others, like Piombo and Paul Smith. Officine Slowear in collaboration with Carlo Donati, in particular, is distinguishing itself with a warm and multifunctional style. Donati has been inspired by Jean Prouvé’s design, using wallpaper prints that reminds you of the 70s.