Dirk Bikkembergs
Inversione di marcia, back to dark. Sì perchè Bikkembergs è stato molto dark nelle sue primissime collezioni (fine anni ’80): adorava il nero (scintillante, in vinile, ma nero). In seguito si è dedicato allo sportswear di lusso e al colore. Ha sempre amato il militare e quello c’è anche in questa sfilata, ma con tanto rigore. (A.C.)
Marc Jacobs “scalda” e reinterpreta in chiave deluxe il classico peacot in panno di lana blue notte foderandolo in morbido shearling Declinato in rosso vivo, aggiungendo dettagli in nappa e “chiudendo” con bottoni in argento. (C.O.)
La sfilata ha un gusto meno hollywoodiano del solito, e infatti è più elegante del solito. Dunque, è anche più facile da indossare e quindi da vendere. Grande sfarzo negli accessori, molto belle le maglie round-neck lavorate a grosse trecce e i maxi cardigan (in mohair?) infilati sulla giacca. Tinte spente, autunnali. Tanto blu scuro. Del resto, anche la nuova campagna di Gucci si è nettamente staccata dalle ultime, algide e artificiose: è molto chic, meno “americana” e più english. (A.C.)
La collezione Class Roberto Cavalli rimanda ad un uomo sofisticato e vanesio e soprattutto attento a livello di tessuti a quello che stipa nel proprio guadaroba. Soprabiti in lana e cachemire magari con il collo in volpe, velluti broccati e pullover in mohair dalle tonalita’ spente, ma calde. Se fosse un uomo sarebbe Helmut Berger. (C.O.)
Negli anni ’90, nel pieno boom del minimale, Etro sembrava di un altro pianeta: diversamente bello. Colore e opulenza di stoffe, erano “fuori moda” e a remare controcorrente erano quattro gatti, tra i quali anche Paul Smith. Oggi facciamo a gara per avere un pezzo della collezione di Etro da mettere nei servizi. Una sfilata che trasmette energia e che va guardata con attenzione: potendolo fare, come noi addetti ai lavori, si dovrebbe rivedere ogni singolo pezzo per poterla meglio apprezzare: slegata da uno styling forse un pò troppo carico. (A.C.)
Le robuste suole carrarmato della parte piu’ sportiva di Church’s si “sporcano” questa stagione di camouflage. (C.O.)
Un pò Simons e un pò Slimane: l’ influenza avant-garde dei due designer si sente. La sfilata è molto clean, è grafica ed è una buona collezione pur avendo perso quel segno “disordinato” che la rendeva più personale: ma questo debutto fa ben pensare ad un’ evoluzione che non tarderà a venire. (A.C.)
Savile Rock ovvero dalla tradizione all’ anticonformismo la strada è corta, cortissima. C’è l’ abito classico con uno styling “magrittiano” , c’è la stampa graffito. Bellissimo mix-up di accessori e pezzi di abbigliamento, degno del miglior fashion editor che si possa aspirare ad avere nella proprio staff. Ma soprattutto bravissima la maison che ha mantenuto i codici di appartenenza di uno stilista che ha fatto storia, aggiungendo dei pezzi super vendibili, rivisti e corretti comme il faut. (A.C.)
Brioni ci racconta con eleganza e garbo quattro momenti della giornata di un uomo: Dal consiglio d’ammistrazione, all’appuntamento in sartoria passando per l’aperitivo e concludendo con il club di poker. Che indossi un doppio petto in principe di Galles, un pullover in cachemire, un blouson in nappa o un tuxedo, l’uomo vero e concreto di Brioni non rinuncia mai in nessuno momento e per nessuna ragione allo stile. Quello con la S maiuscola. Quello Senza tempo! (C.O.)
Quando Versace non fa Versace non mi piace. Mi piace quando Versace è Versace fino in fondo, senza esitazioni, come questa volta. C’è tutto lo scibile dell’ eros, del rock, del lusso. Uno spettacolo pirotecnico… la sua più bella sfilata uomo degli ultimi tre anni. (A.C.)
Gazzarrini mescola i tessuti classici del guardaroba maschile con tessuti tecnici dalle tonalita’ inaspettate. (C.O.)
Il mood militare rivisitato da Woolrich Wollen Mills: Montgomery in panno di lana con stampa camouflage ma in versione contemporanea e digitale. (C.O.)
Tanto velluto, bellissimi colori, ottimi i tagli: molto più moderna e anche più giovane. La sfilata meriterebbe una regia più contemporanea e meno pomposa; ma i vestiti vanno benissimo così. (A.C.)