STYLE MAGAZINE 2005
When velvet was in fashion, but only for dandies. Shiny, transgressive, comfortable. Ph. Laurent Kariv, Styling Alessandro Calascibetta, Model Roch Barbot.
When velvet was in fashion, but only for dandies. Shiny, transgressive, comfortable. Ph. Laurent Kariv, Styling Alessandro Calascibetta, Model Roch Barbot.
A sinistra, scatto di Federico Miletto per The Men Issue, Styling Giovanni de Ruvo. A destra, scatto di streetstyle (fonte: lookastic.it).
L’alfabeto della Moda oggi chiama in causa la lettera J, per Jacquard.
Probabilmente con un po’ più di fortuna, oggi questa tecnica avrebbe avuto un nome italiano, magari “Il Calabrese”.
Certo, suona strano, ma come tutte le cose, con la forza dell’abitudine, ci sarebbe poi parso come la normalità.
Oggi, sia in Italia che nel resto del mondo, questa tecnica è conosciuta con il nome del suo inventore Francese, Il Signor Joseph Marie Jacquard, forse complice il fatto che, tra il 1804 ed il 1806, le tecniche e le conoscenze nel settore furono forse decisamente più avanzate, rispetto al xv secolo.
Da Italiano sarò di parte, ma è importante spiegare come sono andate le cose, ne consegue quindi una breve spiegazione.
Il primo e vero prototipo del telaio Jacquard fu realizzato nella seconda metà del secolo xv da un tessitore Catanese, conosciuto a Lione come “Jean le Calabrais”, ossia Giovanni il Calabrese, che, ospitato da Luigi XI, introdusse questa nuova tipologia di telaio in grado di lavorare i filati più velocemente ed in modo più preciso; avrebbe portato quindi si una miglioria alla manifattura tessile di Lione, ma allo stesso tempo, forse, ad una maggiore disoccupazione nel settore. Fu fortemente ostacolato quindi dal resto dei tessitori, che non ne favorirono la diffusione.
Anni dopo, il già citato signor Jacquard migliorò la tecnica, riuscendo a creare un sistema in grado di eseguire disegni molto complessi, tramite un telaio ed un macchinario che, con l’ausilio di una scheda perforata, movimentava in maniera automatica i singoli fili di ordito.
Ma torniamo al jacquard in quanto tessuto…
Nella moda, questo tipo di lavorazione ha trovato terreno fertile grazie alle sue molteplici sfaccettature e applicazioni.
Chi ne ha fatto davvero il proprio segno distintivo è Missoni, brand che ha saputo sviluppare in mille varianti, forme e colori questa maglia, adottandola come simbolo e dandole un carattere riconoscibile in tutto il mondo.
Ma da Elsa Schiaparelli con la sua maglieria femminile eccentrica e couture, a Dolce & Gabbana, ad Alexander McQueen che amò fortemente questa tecnica, a Vivienne Westwood fino a Pringle of Scotland, tutti quanti si sono cimentati e si cimentano tutt’ora nell’utilizzo di questa maglia.
Nello scatto realizzato per The Men Issue da Federico Miletto, il modello indossa un cardigan oversize in maglia jaquard in cashmere della collezione fall/winter 18 di Alanui, portato con un look comodo, dall’attitude etnica, cool e un po’ sciancrata.
Nello scatto di streetstyle (da lookastic.it) che troviamo a fianco, il cardigan verde bosco con motivi geometrici, viene portato su una camicia bianca classica ed un chino, con un paio di aviator per un look casual e da città.
Nelle sfilate attuali, i designer, come potete vedere nella gallery che raccoglie alcuni look dalle collezioni del prossimo autunno/inverno, propongono questa lavorazione in svariati modi, dalla vestaglia di Etro super colorata ed etnica, alla maglia di Calvin Klein con ricamo cartoon, fino al cappotto di Alexander McQueen completamente lavorato con jacquard floreale. Giovanni de Ruvo
The Fashion Alphabet today is about J, for Jacquard. Probably … Continua a leggere →
A shooting inspired by the new James Bond: brave, sexy, ironic. Ph. Johan Sandberg, styling Luca Roscini.
Neo-brit gentlemen with a touch of irony. Casual-chic fashion by Chat, photographed by Garda Tang.
Thomas Berra (Desio, 1986) compie i suoi primi importanti studi artistici presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Da sempre affezionato al medium pittorico, l’artista inizia a operare in età giovanile, avendo dapprima la possibilità di applicare sulla tela diverse sperimentazioni tecniche e di soggetto.
Nella produzione attuale di Berra è possibile notare una dichiarata ossessione verso il colore, nello specifico il verde, insieme a una rinnovata attenzione nei confronti dell’elemento vegetale. Abbandonando velleità iperrealistiche, l’artista sembra essere spinto da un desiderio di essenzialità delle forme e dalle infinite sfumature e tonalità del verde, a cui viene lasciato un ruolo di strumento “immersivo” dello sguardo verso ambientazioni atemporali e oniriche.
Attento studioso della tradizione quanto della contemporaneità, Berra attinge a un vasto abecedario di suggestioni. Molteplici sono, infatti, i riferimenti alla storia dell’arte, alla filosofia e alla letteratura, fattore riconoscibile sia dai titoli scelti, che nella composizione stessa delle opere. Esempio esplicito di questa inclinazione citazionista si ritrova nell’ultima produzione dell’artista, in cui diverse sono le opere raccolte sotto il titolo simbolico “Elogio delle vagabonde”, riferimento diretto al libro del grande paesaggista e filosofo francese Gilles Clément.
Da sempre molto attivo nel panorama artistico contemporaneo, Thomas Berra ha partecipato a importanti residenze dentro e fuori l’Italia, tra cui recentemente: Fondazione Pastificio Cerere a Roma (2017), Schafhof – European Center for Art Upper Bavaria in Germania (2017). Mentre tra le ultime mostre da ricordare vi è l’intervento site-specific di wall painting presso lo Spazio Leonardo Assicurazioni di Milano, organizzato da UNA Gallery; la personale “Verde Indagine” presentata presso la Galleria Placentia (Piacenza, 2017); la personale allestita presso Villa Vertua Masolo, “Dopo il diluvio” (Nova Milanese, 2017).
Le opere di Thomas Berra, artista della Galleria UNA, sono disponibili in vendita online su Kooness.
Thomas Berra (Desio, 1986) accomplished his first … Continua a leggere →