FOCUS ON…TALENTS

  

   

Le nuove leve di fashion designers stupiscono con un ritorno alla semplicità. Per l’a/i 2013 niente voli pindarici e affettazioni, prevale una moda uomo dalle linee pulite ed essenziali in cui però la ricerca del fitting e dei materiali diventa protagonista: rigore d’ispirazione orientale nelle forme, ma anche un po’ Amish, quasi frugale, dato dai tessuti di lana grezza e dall’uso del panno pesante. Così il gilet di Comeforbreakfast ricorda le corazze dei Samurai, mentre sotto la giacca doppiopetto di Studiopretzel spunta una cintura Obi.

Foto di Decabibò

Styling e testo di Angelica Pianarosa

Nelle foto, da sinistra in senso orario, i total look di: Comeforbreakfast, Andrea Incontri, Two Italian Boys e Studiopretzel.

HARPER’S BAZAAR 1995

Paul Smith, one of the most farsighted creative talents in fashion, has always trusted in colours. Ages before others. Picture by Giorgio Scola.

PREVIEW FASHION SHOOTING ITALIAN STYLE VOL. II

Style Magazine esce nuovamente, come lo scorso maggio, con un’edizione speciale dedicata alla Cina: Italian Style. Come il precedente, il magazine verrà sia distribuito in Italia che consegnato insieme al visto a tutti i turisti cinesi in visita nel nostro paese. Questa volta in concomitanza con un evento organizzato da Style con la Fondazione Italia Cina: la conferenza “La Cina che verrà – come cambiano gusti e scelte dei cinesi che visitano l’Italia”, che avrà luogo  lunedì 18 novembre alle 18.30 in Via Balzan 3 a Milano. Il servizio moda contenuto all’interno di Italian Style che vedete in queste foto, questa volta è di Gianluca Fontana, lo styling è di Alessandro Calascibetta. Fashion Editor assistant Angelica Pianarosa. Capelli di Nicholas James per Greenapple e Make-Up di Adalberto P. per Freelancer. I brand presenti nel servizio fotografico sono citati nei crediti anche in lingua italiana.

Style magazine will be out again, as well as last may, … Continua a leggere →

SETTE MAGAZINE EN VOGUE UNA SECONDA PELLE DARK E CONFORTEVOLE

A dark and comfortable second skin. Massimiliano Giornetti, creative director of Salvatore Ferragamo, has designed a winter collection that this year considers a lot of leather and a lot of black. The next collection, instead, is going to be colorful and “signaling”. There has been a change of mind in the meanwhile? A sudden nostalgia for total-black followed by “regret”? I don’t think so, because Giornetti knows his stuff and this redirection, in complete opposition to last seasons, is part of the creative path of important brands: Prada docet. But let’s go back to the current season, so dark, austere. “There’s not nostalgia, rather a contemporary interpretation of the “dark” style: I like the idea of a palette converging in black intensity, a color scale taken to extreme saturation: grey, blue and dark green that blend”, says the designer. Leather, processed with rubberization, is in some aspects more “technical”. At a glance, the Ferragamo adv campaign has a martial look, more rigorous than the previous ones, a quite dramatic mood. “I wouldn’t say dramatic, but more intense, thank to the natural light choice, that draws geometries, pulses the space and wraps around face and body of Tyson Ballou, portrayed with the purpose of communicating a sense of organic continuity between architecture and nature”. The jacket in the picture has a squared and austere cut, softened by the leaning made of tone on tone fabric. Austerity, so, but not excessive. And comfort. In the picture by Letizia Ragno (detail) black leather jacket by Salvatore Ferragamo.

(NOT ONLY BLACK) TIE

E’ possibile immaginare il Conte Galeazzo Ciano – uomo-immagine del regime, nonché Ministro degli Esteri del Regno d’Italia – nel palco dell’Opera di Roma in… “fumante”? Pur con un certo sforzo, si deve riuscire nell’operazione. Poiché, nell’imperativa campagna di italianizzazione dei termini stranieri praticata durante il ventennio, “fumante” altro non è che la traduzione di smoking, il completo da sera maschile per  eccellenza. Per quanto grottesca, l’espressione “fumante” rimanda – proprio come “smoking” –  alle originarie occasioni d’uso del capo: al termine delle cene di gala, negli intervalli di una rappresentazione teatrale, nei casinò, durante i balli o altre serate mondane, era consuetudine che gli uomini si separassero dalle signore per fumare, così da non arrecare loro molestia con l’odore del tabacco. Del resto, lo smoking attuale ha un antesignano anglosassone in una sorta di veste da camera – smoking jacket  – indossato sopra l’abito perché quest’ultimo non si impregnasse di fumo. Nell’accezione comune, lo smoking figura come il nonplusultra del glamour al maschile. In effetti, è il risultato di una notevole semplificazione borghese della “tenue de soir”, una volta scomparse le leziosità Ancien Régime. E’ un capo piuttosto recente, inesistente sino al 1860 circa. Leggenda vuole che il primo smoking sia stato tagliato nel 1865 in Savile Row per il Principe di Galles, erede al trono per svariati decenni e poi Re Edoardo VII. Ma dalla sua “invenzione” lo smoking necessita ancora di un ventennio per soppiantare il frac come abituale completo da sera.

Smoking nell’Europa continentale; dinner jacket – nella terminologia attuale – nel Regno Unito; dinner suit in Australia e tuxedo nel Nord America – perché debutta per la prima volta al Tuxedo Club nel New Jersey. Qualunque sia la variazione lessicale adottata, il concetto porta in sé l’idea di eleganza, ma anche di rigore e soprattutto di regola. E le regole non mancano: non si indossa prima delle 18; ha i rever in satin ed i bottoni ricoperti nello stesso tessuto; dovrebbe – il condizionale è d’obbligo – essere soltanto nero, come il papillon, ma anche a questo proposito vale il “dovrebbe”… Il suo taglio riflette quello dell’abito formale: sottile dalla Belle Epoque a tutti gli anni Venti e poi di nuovo nei Sessanta, più generoso nelle proporzioni nei decenni intermedi. Tante regole, altrettante eccezioni. gli Statunitensi adorano la giacca bianca – indimenticabile quella di Humphrey Bogart in “Casablanca” – che fa sempre “gentiluomo del vecchio Sud”. Negli anni Trenta il Duca di Windsor – lui poteva permetterselo – osa il midnight blue in alternativa al nero. Dai Quaranta in poi i gruppi musicali – dai Platters ai Beatles pre infatuazione indiana – sfoggiano giacche colorate e persino laminate – sul pantalone nero. Con l’avvento dell’era beat e del glam rock poi, la situazione pare sfuggire di mano. Per lo smoking valgono tutti i colori del caleidoscopio, i papillon si ingigantiscono come i risvolti, i pantaloni si allargano “a zampa d’elefante”, al posto della scarpa stringata in vernice nera si vedono persino stivaletti con tanto di plateau. Gli eroi del flower power applicato alla tenuta da sera maschile sono Elton John, Mick Jagger, il primo David Bowie, Björn e Benny degli Abba. Ma, si sa, le mode passano. Resta lo stile. Giorgio Re