FOCUS ON…COATS

 

 

 

Il cappotto: capo irrinunciabile per la stagione invernale, si erge con classe e fierezza in mezzo a una moltitudine di piumini e giacconi informi. Quest’anno é stato proposto in tutte le salse, ma è forte il ritorno al classico, nelle linee e nei colori; non manca mai però un elemento prezioso, che sia il tessuto, la texture oppure un collo di pelliccia. Da abbinare a capi semplici ma ricercati, come un morbido pull a trecce e un pantalone in lana animato da un motivo Principe di Galles. La grande eleganza contro il grande freddo.

Foto di Decabibò

Styling e testo di Angelica Pianarosa

Ha collaborato Gioele Panedda

Nelle foto, da sinistra in senso orario, i cappotti di: Ermenegildo Zegna Couture, Corneliani, Brioni, Lardini.

Per tutte le foto: dolcevita in lana Gant, pantaloni in lana stampata Trussardi, guanti in pelle Triumph.

STYLE MAGAZINE 2011

White dress suit. And the importance of accessories. Shirt Fabio Inghirami, tie Salvatore Ferragamo. Picture by Giovanni Gastel.

ART AND FASHION. ART IN FASHION.

Assioma: la moda è un’interpretazione della vita in tutte le sue manifestazioni, necessariamente soggettiva perché si fonda sul sentire personale del creativo, che persegue l’obiettivo dell’unicità dei risultati. Proprio nel segno della creatività e dell’unicità, tra le infinite tessere del mosaico che chiamiamo realtà, è da sempre privilegiata la liaison che avvicina la moda alle altre dimensioni del fare cultura: letteratura, cinema, ma soprattutto arte figurativa. Moda ed arte: la prima ha costantemente guardato alla seconda come fonte di ispirazione, come “Wunderkammer” da cui ricavare suggestioni da reinterpretare poi negli abiti. La storia del costume è segnata da innamoramenti per innumerevoli orizzonti artistici. Si passa, per esempio, dalle fascinazioni per le “chinoiserie” al culto del “japonism in fashion”. L’espansione coloniale è il canale attraverso il quale giungono nel vestire occidentale i riferimenti etnico-esotici di matrice africana, i colori della Polinesia,  i richiami di sapore primitivo al tattoo. Quello tra arte moda è un rapporto in continua evoluzione che conosce un momento-chiave all’inizio del ventesimo secolo, quando la relazione diventa bidirezionale. E’ il momento in cui l’arte si accorge della moda, inizia a studiarla,  a riconoscerla come ambito in cui l’essere umano esprime non solo la sua potenzialità creativa, ma soprattutto la sua identità. E’ il momento delle avanguardie storiche del primo ‘900: Futurismo, Costruttivismo russo-sovietico, Dadaismo, Cubismo.

Filippo Tommaso Marinetti, padre del Futurismo, è il primo intellettuale che evita di deplorare “le insostenibili leggerezze della moda” – atteggiamento più che abituale tra i suoi consimili – arrivando ad indicare la moda stessa, con il suo continuo mutare, come codice di comportamento ideale per gli artisti che si propongono di guardare avanti. Non è da meno Giacomo Balla, con il suo trattato – in verità un manifesto – del 1914, “Le vêtement masculin futuriste”. L’arte e la cultura teorizzano la moda. E la creano, propugnando un abbigliamento che non si limita al nero, al grigio ed alle mezze tinte borghesi, per portare invece lo slancio del colore e delle forme insolite  nelle strade e nei salotti. E’ il trionfo delle geometrie – rombi, losanghe, triangoli – giocate in stoffe e colori differenti, accoppiati tra loro secondo una tecnica antesignana rispetto all’odierno patchwork. E’ una nozione rivoluzionaria ed anticonformista, che intenzionalmente pone l’accento sull’eccesso e mira alla lotta contro l’omologazione e la massificazione della nuova era, nei loro risvolti spersonalizzanti, ben raccontati in due opere-cult: il film “Metropolis” di Fritz Lang ed il romanzo “1984” di George Orwell. In una dimensione del vivere del tutto diversa, placati gli intenti rivoluzionari, la moda contemporanea grazie alla sua intelligenza intrinseca sa far fruttare una lezione così importante, così decisiva. Da dichiarazioni di rottura, di protesta e di ribellione, il gusto per il colore, il gioco degli intarsi, la tecnica del patchwork si sono evoluti sino a divenire  intenti stimolanti di eleganza, espressioni di know how tecnologico, ricerca instancabile di novità. Che è poi l’anima vera della moda. Di oggi e di sempre. Giorgio Re

 

Axiom: fashion is an interpretation of life, … Continua a leggere →

ABOUT FRAGRANCES

  

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A cura di Gioele Panedda

Foto di Omar Macchiavelli
Grooming Piero Marsiglio
Modello Wouter Schipperen @I Love Model Management
Da sinistra: Total look Burberry Prorsum, total look Valentino, total look Gucci.
Una selezione di profumi classici o nuovissime proposte, secondo i temi di tendenza.
I SARTORIALI
Fragranze caratterizzate dalla nota di testa di bergamotto, ovviamente calabrese, e un fondo di cuoio, in un mix che ricorda abiti maschili, tessuti e sartorialità.
    
TRUSSARDI – MY LAND (in foto)
GUCCI – MADE TO MEASURE
ACQUA DI PARMA – COLONIA INTENSA OUD
I FRESCHI
Un’esplosione agrumata e floreale, senza dimenticare gli aromi come la menta ed il rosmarino per creare brividi di freschezza.
       
SALVATORE FERRAGAMO – ACQUA ESSENZIALE (in foto)
COMME DES GARÇONS – BLUE CEDRAT
RALPH LAUREN – THE BIG PONY COLLECTION
I “NOIR”
Profumi intensi, cocktails di legni, muschio e ambra. Iper-maschili. Ideali per la notte, per avvolgere di mistero e fascino.
   
DSQUARED2 – POTION ROYAL BLACK (in foto)
GIORGIO ARMANI – EAU DE NUIT
TOM FORD – NOIR

MONDO UOMO 1989

Geometrical lines and oversize volumes characterize Versace in the 80s: the double-breasted evening jacket, with wide shoulders and huge lapels, the multitucked trousers and the printed waistcoat with asymmetric fastening. The grooming is tipically Eighties too, shiny hair gel and “drawn” waves on the forehead. Picture by  Toni Thorimbert.