THE TRUE COST

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La locandina del docufilm “The True Cost”

Il primo dei film di Cannes ad arrivare a Milano è stato “The true cost” di Andrew Morgan, un docufilm spezzato da interviste sul “vero prezzo” della moda low cost. Un buon montaggio evita alla pellicola il peso di troppe immagini pesanti. Schiavi bambini, lavanderie industriali inquinanti e sartorie/pollaio sono infatti intervallate da interviste a personaggi del settore e da frame di sfilate. L’insieme è gradevole perché mostra la realtà produttiva dell’Estremo Oriente accanto ai riti del fashion occidentale per culminare con la corsa ai saldi: una specie di 3000 siepi a ostacoli per assicurarsi al ribasso qualcosa che ha già un prezzo iniziale stracciato. Il tutto per spiegare che i temi dell’etica sono stati fatti propri anche dal cinema. “The true cost” non entrerà probabilmente nei circuiti di cassetta ma rappresenta un’interessante presa di coscienza, tanto più interessante ai fini pratici, in quanto molto visibile. C’è da dire che davanti ad uno dei problemi che la pellicola espone, quello dei rifiuti industriali e dell’emergenza ambientale, una certa sensibilizzazione si nota sia in Italia sia a livello internazionale. Nel nostro paese il «fatto a mano» diventa una vittoria della creatività e dell’artigianato italiano mentre sono un buon numero le aziende che producono prodotti totalmente tracciabili come italiani. Nel caso del fashion internazionale, invece, a muoversi contro l’inquinamento ambientale sono spesso le holding. Fra queste Timberland, che ha ha fatto della sostenibilità territoriale uno dei suoi obiettivi annuali e ha incluso nel programma anche gli spesso non calcolati trasporti. L’azienda americana ha varato uno stabilimento in Olanda che è un gioiello dal punto di vista della tutela ambientale, con l’accortezza di possedere uno sbocco sul porto di Rotterdam che evita l’uso dell’aereo per la distribuzione del prodotto. Produzione e distribuzione safe come obbiettivo aziendale. Un’idea da diffondere. E premiare. Luisa Ciuni

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URBAN LUXURY

BOTTEGAVENETA_ZAINOZaino Bottega Veneta s/s 2015

Bottega Veneta (designer Tomas Maier) ripropone per la stagione corrente il suo must, ovvero l’intrecciato, in chiave più urbana e moderna. La lavorazione, realizzata interamente a mano, tipica del brand vicentino, prende vita sullo zaino in Light Calf, pratico ed essenziale, ma prezioso e ricercato al tempo stesso. A cura di Angelica Pianarosa, Foto Michele Gastl.

Bottega Veneta (designer Tomas Maier) revamps for this season its “must”, that is the woven, in a more urban and modern version. This technique, entirely handmade, typical of the brand from Vicenza, appears on the backpack made of Light Calf, which is practical and essential, but precious and refined at the same time. Edited by Angelica Pianarosa, ph. Michele Gastl.

STYLE MAGAZINE 2012

From the 70s, the shirt with guru collar and aviators glasses has never gone out of style. Ph. Michael Woolley, Model Marius Hordijk, Styling Alessandro Calascibetta.
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SPORTWEEK 6 GIUGNO 2015

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SCHEMA LIBERO MILANO AL CENTRO

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Milan in the middle. Milan, that Milan written and interpreted by Lucio Dalla in 1979: “Milano you change many banks, Milan wide legs, Milan that laughs and has fun…”. 36 years have passed by. From May on, the city is in the public eye, it’s the middle of the world. Thinking about Milan, talking and writing about it: this always moves me. I won’t ever change it with any other. Rather, if I have to change my life, I’ll move to the seaside: a small town, surrounded by nature. But the best city remains Milan. For months it will be full of Chinese, Japanese, American, British, French, German people. Someone will even come from Australia, Korea, Russia. Eyes on. “…Milano what a strain…”. Is it going to be a success? I hope so. The legend has it that Italian men are the most elegant. I don’t agree with it, but let’s try to stoke this legend. And wish it could become the truth. The new skyscrapers of Gae Aulenti Square, in Milan.