SFILATE

MILANO FASHION WEEK – DAY 2

Bottega Veneta

Bottega si allinea alla tendenza young oriented che – ad oggi – sembrerebbe il denominatore comune di molte sfilate. Gli stivaletti con il tacco alto mettono l’ accento su un altro tema ricorrente: gli anni 70. Molta pelle, cucita sui tessuti dei giubbini, e tanti jeans in denim. Ma perchè abbandonare lo stile chic e inconfondibile che ha contraddistinto la griffe fino ad oggi? (A.C.)

Marni

L’ autunno/inverno di Marni si sviluppa attraverso camicie stampate, pullover a V profondamente scollati, cappotti senza revers e preziosi dettagli in pelliccia. C.O.


Emporio Armani

Emporio vuole essere la linea fashion di Armani, mentre la Giorgio Armani resta fedele ad un classicismo che non ha tempo: con questa sfilata Armani ha pienamente raggiunto lo scopo. La cosa più bella è che sia riuscito a non tradire sé stesso, la sua devozione per il non-colore e per l’ eleganza sono stati rispettati, eppure il segno di un cambio di rotta è tangibile. (A.C.)

Tessuti favolosi, pellami pregiati, fitting perfetto. Però, manca – questa volta – lo styling emozionale e seducente delle scorse collezioni. Ferragamo non dovrebbe confrontarsi con il minimale: non è quello che mi aspetto da una maison che – da sempre – trattiene un senso del lusso così radicato nel proprio DNA.

Giuliano Fujiwara

Effetto patchwork x l’abito tre pezzi ( giacca, kilt e pantaloni ) firmato Giuliano Fujiwara. (C.O.)

Daniele Alessandrini

Forme morbide e maglie lavorate a telaio. Tessuti spessi e dettagli artigianali, dai bottoni in corno agli alamari in corda ma anche toppe in pelle e fodere staccabili realizzate con coperte sagomate ad hoc per ogni capo, per una declinazione moderna della vera sartoria su misura. (A.P.)

Ermanno Scervino

La maglieria è bella, gli abbinamenti corretti, i volumi sono giusti. Ma – per questo tipo di collezioni – preferisco una presentazione standing. (A.C.)

Jimmy Choo

Pantofola e porta documenti in vitello e pony “porno camouflage”. Sono i traddi distintivi della nuova collezione Jimmy Choo, un mix unico di artigianalità e stravaganze pop. (A.P.)

 

 

 

Missoni

Il pattern della maglia Missoni va a caccia: i tradizionali check inglesi sposati alla maglia dei pescatori della Cornovaglia e alla lana cotta. Giochi di layering per cappotti, montgomery, maglie e camicie con dettagli tecnici in nylon.

 

Tod’s

Si respira lusso in casa Tod’s. Blazer in camoscio, pelle e montone. Ma anche borse in morbidissimo coccodrillo e blazer in suede gessato con maxi revers anni quaranta. (A.P.)

Vivienne Westwood

Sono “esploratori polari” gli uomini di Vivienne Westwood, che come al solito ha dato un tocco anglosassone alla seconda giornata di Milano Moda uomo: tartan e abiti gessati asimmetrici abbinati a maglie (molto) used e stringate in gomma colorate. (M.M.)

Bally

Tradizione, artigianalità e colore, sono le note chiave della nuova collezione Bally, un ritorno alla tradizione in chiave contemporanea. Vince su tutto il bomber in morbidissima nappa con profili in pelliccia. (A.P.)

Jetset

Cappotto “Natural Leisure” interamente composto di tessuti naturali. Forme ampie riprese dall’archivio storico e tanta cura dei dettagli e dei particolari. Un ritorno in grande stile, presentato in esclusiva alla settimana della moda milanese. (A.P.)

Trussardi

La collezione è dichiaratamente ispirata agli anni ’70, con una tale fedeltà che mi ha lasciato a bocca aperta. Il fit delle giacche, i rever a lancia, il dolcevita bianco, gli occhiali a goccia con lenti sfumate. E ancora: le tinte indecise come l’ avio e il bordeaux, il casting (perfetto) e le acconciature. Speriamo in una campagna pubblicitaria altrettanto coerente. (A.C.)

Gianvito Rossi

Il patrimonio del savoir faire artigiano e l’ispirazione creativa proveniente dalla contemporaneità sono i due elementi chiave dello stile unico ed inimitabile di Gianvito Rossi. Partendo da una linea pura il designer è riuscito a tradurre in maniera inedita le proporzioni classiche della scarpa sportiva declinandola in diversi colori e pellami. (A.P.)

Prada

Location e regia come sempre sorprendenti per una collezione super fashion; merita un re-see accurato perchè vi possa raccontare i tanti dettagli che la rendono così particolarmente speciale. L’ atmosfera generale, dall’ hair styling ad alcune fantasie, mi rammenta un ritratto di Beaton a Sir Sitwell. Forse non è una collezione “rassicurante”, ma piacerà moltissimo. (A.C.)

Moncler Gamme Bleu

Come una sfilata couture d’ altri tempi, con il bel Matteo Mortari che annuncia e descrive le uscite, rigorosamente numerate. Le tute da sci sono ispirate a quelle dei piloti di Formula 1, i piumini – anche lunghissimi – ritornano in auge solo se in tessuto. (A.C.)

Cesare Paciotti

Gli anni ’80 regnano anche da Cesare Paciotti, che propone polacchini con la para in gomma e interni in pelliccia, stringate in suede nei colori del loden, bordeaux e caramello con maxi-suola e borchie. Un “passe-partout” dello stilista marchigiano è la “308 Madison”, allacciata con fondo gomma, riproposta anche per la prossima stagione con molte alternative di colori e pellami.

 

 

Calvin Klein Collection

Sul cappottino smilzo Calvin Klein Collection sovrappone un gilet in tessuto tecnico trasparente tanto da intravedere la candida imbottitura. (C.O.)

Pringle Of Scotland

Vince su tutto la maglieria sulla passerella di Pringle of Scotland che propone “pezzi” speciali, unici e realizzati artigianalmente. Pullover super caldi, avvolgenti e mai banali come questo in fettucce di lana intrecciate in un gioco melange di bianco, grigio e nero. (C.O.)

Caruso

Arrivano in casa Caruso due nuovi personaggi ( styled by Sergio Colantuoni ) Tao dalla Cina col suo caban rosso waterproof e Pedro dall’ Argentina in giacca di velluto liscio. (C.O.)

MILANO FASHION WEEK – DAY 1

La settimana della moda uomo a Milano, ha aperto alla Triennale con la sfilata di Corneliani. La collezione è sobria e vendibile. In certi outfit cede alle tentazioni delle tendenze, per esempio nella scelta dei pantaloni corti sopra la caviglia: preferisco quelli morbidi e più lunghi che hanno sfilato con la giacca. Certa maglieria, molto lavorata, rimanda al knitwear di Castelbajac; questi pezzi, insieme all’ uscita in total off white, evocano gli anni ’80.

Ermenegildo Zegna

Mi sembra che la collezione si voglia rivolgere ad un uomo più giovane, che non significa modaiolo: le uscite in denim, per esempio. Anche lo styling punta a raggiungere i meno conformisti. Infatti i tessuti (e le pelli), pur sempre nobili, sono abilmente mescolati per “rimodernare”. Belli i completi con il gilet in velluto a coste larghe. (A.C.)

Hogan. Blouson in pelle in stile aviator.

RefrigiWear

Una collezione moderna e molto curata nei dettagli, con forti richiami alle origini del marchio che nasce nel 1954 come azienda specializzata in tute per il lavoro nelle celle frigorifere. Oggi il marchio allarga la collezione fino al total look, iconico il montgomery con alamari in corda e dettagli a contrasto. (Andrea Porro)


Julian Keen

La geometria e gli effetti optical dell’architetto decò Josef Hoffmann ispirano la collezione Julian Keen disegnata dallo stilista italiano Giampiero Colombo. Must have della collezione il trench in lana ricoperto in nylon e la giacca in tessuti gessati patchwork. (A.P.)

 

Costume National

In un gioco d proporzioni lungo/corto tutte le giacche hanno le bretelle interne e si “portano” come zaini. (C.O.)

Dolce & Gabbana

Lo styling (forte, fashion e sontuoso), non disattende le aspettative dei buyer che contano (anche) su un pubblico classico: l’ ultima uscita lo dimostra. Le uscite dei capispalla con i ricami  in filigrana d’oro d’ispirazione barocca, sono eccezionali. (A.C.)

Jil Sander

Ritorno della nappa nera, negli abiti (in pelle, sempre black, già visti da Versace nella P/E) e anche nei cappotti, questi ultimi ampi e strizzati in vita dalla cintura tanto da ottenere un effetto a ruota. Gli abiti in tessuto sono viceversa asciutti, impeccabili ma anche fashion per via delle doppie cuciture verticale che segnano la vita. (A.C.)

Burberry Prorsum

Rainy days. Apre e chiude con due acquazzoni lo show di Burberry Prorsum inframmezzati da disinvolti look da caccia alla volpe, trench d’ordinanza e cappottini striminziti.Il tutto corredato da porta documenti, guanti e ombrelli in veste punk. (Luca Roscini)

Les Hommes

Molto moda. Gran lavoro nella maglieria; belli i pantaloni con una pince e dai volumi ampi anche se non extralarge. Alcuni accostamenti sfiorano il kitsch, ma il gioco delle sovrapposizioni (pelle e maglia + dolcevita con altri pull legati al collo), mi è sempre piaciuto.

Neil Barrett

Forme oversize di cappotti, pea-coat e parka si contrappongono alle linee skinny di abiti e maglie, in un equilibro perfetto dove due micro disegni del guardaroba maschile (chevron e pied de poule) si rompono e si ricompongono sullo stesso tessuto. (A.P.)

Roberto Cavalli

Da tre stagioni Cavalli continua con estrema coerenza la sua ricerca su un tipo d’ uomo molto preciso: potrebbe essere un personaggio di “Romanzo Criminale”. Uno spavaldo dandy-rock che – con qualche volo pindarico di troppo – aggiunge una gran dose di grinta  e charme maudit al proprio stile.

NEW LARGE

Vent’anni orsono Gigli lo aveva ripreso dagli anni ’60, rivisto e corretto, idem Dolce e Gabbana che avevano insistito soprattutto sulla vestibilità del pantalone. E poi Costume National, Prada e Versace: sto parlando di slim fit . Dalla fine degli anni ’80 e per tutto un decennio, l’abito maschile ha subìto una metamorfosi che ha raggiunto il suo apice con la prima collezione firmata Slimane per Christian Dior, nel 1999. L’ingresso di Hedi Slimane  presso il gruppo LVMH determinò un’ ulteriore drastica  trasformazione dell’ abbigliamento maschile; e naturalmente si  rimpicciolirono  anche camicie e maglie e la larghezza della cravatta si asciugò fino a 4 centimetri. Da allora, solo un tentativo, da parte di Stefano Pilati per Yves Saint Laurent, di tornare ai tessuti cedevoli e alle forme comode del primo Armani, e qualche raro indistruttibile patito dell’over, come Yamamoto, che persevera con puntuale coerenza nella sua linea stilistica. Tutto ciò, senza grande successo. Sarà che Pilati non è stato sorretto dal medesimo battage pubblicitario di Gigli e Dolce & Gabbana dei tempi che furono, ma neppure di quello Dior nei primi anni di Slimane. O sarà perché il “largo” dona a pochi anzi a pochissimi. Tuttavia, pur senza eccessi, nelle ultime sfilate dell’anno scorso (collezioni p/e 2012), qua e là  si è visto qualcosa di large.  La moda è ciclica: hanno stufato i bottoni della camicia che rischiano di strapparsi, i pulloverini super aderenti che segnano perfidamente ogni minimo difetto fisico, le giacche che si abbottonano a fatica e i pantaloni che ogni volta che ti alzi dalla sedia restano appiccicati al polpaccio. Anche le cravatte troppo strette sono superate. Si volta pagina? Naturalmente non ci potrei giurare: secondo me alle sfilate di questo gennaio ne vedremo delle belle.

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