Alessandro Calascibetta has been active in fashion since the late 80s. He started off his career at L'Uomo Vogue, after that with Mondo Uomo. Afterward, he became Fashion Director at Harper's Bazaar Uomo, and in 2000 founded Uomo which he directed until 2003. Following that, he started collaborating with Rizzoli. Since january 2015 he is the Editor in Chief of Style Magazine, and still remains as Man Fashion Director for Io Donna and Sette.
ETICAMENTE
GOOD VS. ETHICAL FASHION
MODA ECOLOGICA
Una moda etica deve necessariamente imparare a convivere con le necessità del pianeta: non inquinare nei processi produttivi e attraverso i trasporti delle materie prime (per quanto possibile senza cadere nell’autarchia), rispettare i lavoratori e il diritto d’autore, non danneggiare il consumatore.
E non sono poche le aziende di grandi come di medie dimensioni che da qualche tempo stanno cercando di muoversi in questa direzione che, va detto, è più consona a una dimensione artigiana che ad una grande fabbrica.
Un modello s/s 2015 di Eco Jeans Roy Roger’s
Tuttavia ci sono esempi di produzioni virtuose e di qualità come altri di dimensioni di massa. Così la Roy Roger’s riesce a proporre attraverso «The Eco Jeans Project» jeans maschili numerati, che vengono trattati con un lavaggio senza additivi chimici e con un ridotto consumo di acqua, oltre ad essere invecchiati attraverso trattamenti a impatto zero, come gli spruzzi a ghiaccio o gli interventi speciali laser. Una prassi che, qualora venisse estesa a tutti i jeans che si producono attualmente al mondo, potrebbe davvero fare la differenza in senso ecologico.
Alcune delle sneakers Santoni a km0
Cambiando settore notiamo anche nell’azienda calzaturiera Santoni una forte attenzione all’ambiente, che riguarda tutti i prodotti. Il cuoio è conciato con estratti vegetali e colorato manualmente con un processo lento e graduale. Chiaramente tutto questo costa, ma secondo il principio di comprare non a casaccio ma seguendo la norma del «value for money» abbiamo un oggetto fabbricato in maniera non invasiva che evita i danni delle tinture al piombo all’acquirente. Da poco la casa produce anche sneakers a kilometro 0. Per chi ama la moda ecologica. Luisa Ciuni
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VALUE FOR MONEY
Tre look f/w 14/15 di Ermenegildo Zegna Couture realizzati in Vicuna
Gli oggetti alla moda sono, per loro stessa natura, voluttuari. Non è necessario averli. Prova ne sia, infatti, che decine di esperti di marketing lavorino da anni negli uffici nel tentativo, spesso riuscito, di indurre nel consumatore i piu strani bisogni. Resta quindi un fenomeno da commentare l’arrivo sul mercato di un grande quantitativo di cashmere a buon mercato. Golf e altra maglieria a prezzi di affezione che molti acquistano con orgoglio confrontando quanto pagato con le etichette delle grandi marche. E non li scoraggia l’idea che nel capo acquistato, di cashmere, possa essercene molto poco. Ignorano il dilemma. Un bisogno indotto molto ben congegnato, visto che altri capi di lana altrettanto buona tengono ugualmente caldo. E costano meno. Da qui, comunque, una domanda: qual è il prezzo giusto in questo caso, quello elevato o quello friendly? Il problema è arduo e investe anche elementi di etica. Se assumiamo come base il concetto che è etico il principio dell’equo rapporto value for money, vediamo subito che il nostro cashmere “simpatico” nasconde, a volte, delle serie fregature. Il cashmere infatti è una lana e ne esistono di varie qualità. Ad un prezzo basso spesso non corrisponde altro che un golf fatto con gli scarti: materiale da buttare per il quale anche un costo ridotto è alto. Ed ecco maglie che si slabbrano, che fanno i pallini, che durano poco a fronte della lunga vita del cashmere di qualità. Paradossalmente il prezzo basso nasconde una fregatura (debite differenze rispettate, ovviamente) mentre quello alto “può” indicare di caso in caso una indubbia qualità migliore. E visto che il cashmere non è obbligatorio non si capisce perchè aiutare lo smaltimento dei cascami, per giunta vestiti da oggetto di lusso. Così il costosissimo cashmere Loro Piana ha una spiegazione nella sua provenienza da cuccioli di capra hircus, un vello leggerissimo che scarseggia in natura. Di baby cashmere se ne ottengono 30 grammi a capretto, da qui il costo che cresce in esponente a seconda della quantità utilizzata. Altrettanto preziosa è la materia prima Zegna che ha un piano speciale per la vicuna, altro materiale raro di cui non si parla abbastanza. La vicuna è un animale andino da cui si ricava una lana rara. Gli animali erano in via di estinzione. Il Gruppo Zegna è diventato socio del Consorzio che per primo è stato autorizzato alla commercializzazione della Fibra di Vicuna sotto il controllo del CITES (Convenzione Internazionale per il Commercio delle Specie Minacciate di Estinzione), che rappresenta una risorsa fondamentale per la popolazione delle Ande. Gli animali sono stati salvati dall’estinzione e il raro e prezioso tessuto è diventato uno dei vanti del made in Italy. Value for money, quindi. E due casi da ricordare di business della moda ecosostenibile. Luisa Ciuni
Fashion garments are, … Continua a leggere →