PARIS FASHION WEEK SS14 – PART THREE
LANVIN
La sfilata di Lanvin manda un messaggio nitido: mette in scena due anime dello stesso uomo, un uomo che desidera una moda-couture, realizzata con tagli di chirurgica perfezione, geometrica e affilata. Ed è il medesimo uomo che, di notte, veste giubbotti corti e neri, e li abbina a camicie e canotte d’effetto catarifrangente: ambiguo e affascinante, una sintesi tra Helmut Berger di “La caduta degli déi” e Anthony Perkins di “Psycho”.
HERMÈS
Mastice, ferro, azzurro chiaro: i colori sono pallidi e polverosi. Lo styling dégagée da vita ad una collezione delicata: le maniche arrotolate, i cotoni sgualciti o lavorati in rilievo, “croccanti”, restituiscono una freschezza che alleggerisce l’aria impettita di chi si prende troppo sul serio. Le giacche destrutturate vestono con garbo e proporzioni perfette, un uomo che ha voglia di stare bene con gli abiti che indossa. Un uomo che ha il giusto rapporto con la moda. Ossia: la ama ma non la subisce.
PAUL SMITH
Rosa Dandy e Rock Sartoriale. Dalla collezione emerge una leggerezza che da sollievo: ho ritrovato un’aria anni ’60, mi ha ricordato David Hemmings in “Blow-Up”, e l’attitudine scanzonata ma chic delle Band dell’epoca. L’idea di accostare un capo rock/moto come il “chiodo” leather nero con il pantalone in grisaglia in puro stile british, avvicina due mondi apparentemente lontani: un modo nuovo di proporre la moda.