L’ORLO DI RIVA

Chissà quali sono le logiche ignote che spostano questo emiliano che risponde al nome di Denis Riva in provincia di Treviso, forse in fuga dalla monotonia per rifugiarsi in una natura (apparentemente) silenziosa, può darsi che i salti enormi delle rane gamberellone abbiano tutto un loro senso o che le lepri marzoline non siano così matte per correre all’impazzata. Sono esilaranti anche gli uccelli trasportatori con forze eccezionali e zampe fragili trascinare via enormi pesi con fiero ardore.

Tutti questi paesaggi del Riva sono divertenti e molto umani, abitati da buffe ombre che si immaginano apparire quando ancora non si è completamente svegli, quando si sta al bordo del letto e la luce non è forte. Sono macchie non sempre previste e si parla sempre di un viaggio, un trasporto, un percorso, un movimento goduto, un amplesso lento, duraturo e feroce. I cani, gli schizzi, i galli imperiosi tutto che parla di una lontananza a cui si può e si deve tornare, da anelare con cura. Questa solitudine preziosa da conservare, sopportare per poter stare davvero vicini. Sa di legno e di concretezza l’opera dell’illustratore e musicista Riva.

Il lievito sopra le carte stropicciate incollate, dipinte e bagnate che aspettano sempre qualche folata di vento o una bella tempesta per esser spazzati via. Un mondo perduto, raccontato con delicato mistero, un mondo di relazioni che non esiste quasi più ma di cui si sente spesso una dolce nostalgia. Recede di continuo una parte del lavoro di Denis Riva, si tratta di un crinale sottile dove un incendio costante porta materiali in sospensione.

Una visione del mondo antichissima e moderna in cui l’autore appoggia tutte le sue composizioni, sostenendole in modo indiretto manifestando così tutta l’ineffabilità della natura. Avevamo creduto di trovare una sponda, di avere un cane, un rifugio, di poter (almeno) contenere dei bisogni. Nulla di più errato.

In mostra con Antonio Cervasio “Magie (in)utili” Loft gallery, Corigliano Calabro, CS, fino al 20 luglio 2014.
E nella personale “Cambio di Muta” presso il NSDC Dolomiti Contemporanee, Erto e Casso, PN, fino all’11 luglio 2014.

Fernendo Nevruz

Who knows which are the mysterious reasons that moved this artist from Emilia, whose name is Denis Riva, to the province of Treviso, maybe an escape from boredom to refuge in an (apparently) silent nature, maybe the high jumps of the frog have their sense or the hares are not so crazy to run at breakneck speed. The carrier birds, that with their extraordinary energy and weak paws carry away huge weights with noble pep, are hilarious. All these landscapes by Riva are funny and very human, inhabited by odd shadows that appear to us when we are not completely awake yet, when we are on the border of the bed and the light is soft. They are spots, not always expected, and there’s always a journey, a carriage,a path, a delighted movement, a slow, durable and wild sexual intercourse. The dogs, the spots, the imperious roosters, everything talks about a desirable distance. This loneliness, to be preserved and sustained. It reminds us of wood and concreteness. The yeast over painted, wet, glued creased paper thet wait for a gust of wind or a tempest to be swept away. A lost world, narrated with delicate mistery, a world of relationships, almost vanished, that makes us feel nostalgic. A part of the work of Denis Riva constantly recedes, it’s a thin ridge where a permanent fire creates ashes. A both ancient and modern vision of the world, where the artist brings all his creatures, supporting them indirectly and showing all the ineffability of nature. We believed we had found a bank, we had a dog, a refuge, we were able to (at least) contain our necessities. Nothing’s more wrong. Exhibition with Antonio Cervasio “Magie (in)utili” Loft gallery, Corigliano Calabro, CS, Until July 20th 2014. And in the solo exhibition “Cambio di Muta” at NSDC DolomContemporanee, Erto and Casso, PN, until July 11th 2014. Fernendo Nevruz

 

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