MAD HATTERS

Se si escludono le declinazioni sportive, è da sempre un must nell’abbigliamento street style. Parliamo del cappello: un accessorio che ci rende immediatamente “speciali” . Indossarlo, dunque, significa dover prestare molta attenzione alle regole più rigide dell’eleganza. A sparigliare le carte ci ha pensato recentemente uno degli uomini di spettacolo più in del momento, Pharrell Williams, che col suo bizzarro copricapo, a metà fra un ranger canadese e un contadino peruviano, ha fatto molto parlare di sé agli scorsi Grammy Awards: pezzo vintage di una collezione di Vivienne Westwood di inizio anni ’80, è stato acquistato per poche centinaia di euro dal musicista nel 2009, prima di essere battuto all’asta poche settimane fa ad una cifra record di quasi 45mila dollari. Ma il cantante sembra affezionato a questo suo nuovo segno distintivo, tanto che anche nell’ultimo video, “Marylin Monroe”, ne sfoggia varianti in diversi colori. Il mondo della musica non è nuovo, comunque, a sperimentazioni in fatto di copricapi: prendete il rapper Usher, avvistato con un colbacco di pelliccia con tanto di coda di procione, il tutto reso ancora più American style da una giacca che richiama le fantasie dei costumi dei pellirossa. Più tradizionale ma anche più stentata la scelta di Justin Timberlake, invece, che ha optato per un essenziale fedora nero. Sfortunatamente nessuno gli ha fatto notare quanto fosse piccola la taglia. Se alla parola “fedora” nella vostra mente si è accesa la lampadina “Frank Sinatra” avete proprio ragione: il classico cappello a tronco di cono fasciato sopra la tesa ha fatto la storia della Hollywood degli anni d’oro e dei suoi divi immortali. Il suo fascino continua anche oggi, basti pensare ab Toni Servillo/Jep Gambardella; gran parte della sua allure da intellettuale è data sì da vestiti raffinati, ma soprattutto dai cappelli:  rigorosamente tradizionali e firmati da grandi marchi italiani come Borsalino e Panizza.

Le varianti classiche stregano anche oltreoceano e calzano a pennello perfino su un mascellone come Brad Pitt, qui immortalato alla Mostra del Cinema di Venezia del 2008 in un total look panna che lo caratterizza (letteralmente) dalla testa ai piedi. In fatto di copricapi, comunque, allontanarsi dalla tradizione significa automaticamente un abbassamento di toni che bisogna sempre affrontare con una certa cautela. Il comico e cantante britannico Russell Brand non è certo famoso per il suo gusto chic, e in tal senso questo suo berretto di lana grigia, affiancato a un parka pesante e a occhialoni coprenti, supera i canoni stessi dell’abbigliamento hobo, scadendo direttamente in quella categoria che potremmo nominare “homeless”. Non va meglio a uno degli attori americani più amati dalle donne, Ryan Reynolds: sarà l’espressione felice come quella di un agnellino la vigilia di Pasqua, ma la coppola grigia indossata dall’interprete di “Lanterna Verde” di certo non contribuisce a rallegrare un look che definire spento è dir poco. A ognuno il suo cappello, in definitiva, ma attenzione allo specchio prima di uscire di casa: potrebbe rivelare che il capo scoperto non è la peggiore delle soluzioni. Paolo Armelli (http://liberlist.wordpress.com/)

 

Except for its sporty variations, it’s always been a must of the street style. We are talking about the hat: an accessory that makes us “special”. But to wear it, we have to pay attention to the strictest rules of elegance. Recently, one of the most successful showmen of this period, Pharrell Williams, has shuffled the cards: with his bizarre hat, between a canadian ranger and a peruvian farmer, he made people talk a lot at the last Grammy Awards. A vintage piece of a Vivienne Westwood’s collection of the early 80s, it has been purchased by the singer for a few hundreds of euros in 2009, before being sold at auction for 45thousand dollars some weeks ago. But Pharrell seems to be fond of this new distinctive feature, so much that in his last video, “Marylin Monroe”, he wears it in different colours. But music-biz is used to hat trial: look at the rapper Usher, with a fur hat even with raccoon tail, made more american style by a jacket with patterns taken from redskins costumes. More traditional but more boring is the choice of Justin Timberlake, that opted for an essential black fedora. Unfortunately nobody picked him up on the small size. If the word “fedora” make you think about Frank Sinatra, you’re right: the classic hat with a cone section shape has been part of Hollywood’s history in his golden years of immortal stars. His charm continues still today, just look at Toni Servillo/Jep Gambardella; his intellectual allure is surely given by his refined clothes, but mainly by hats: strictly traditional and signed by great italian brands such as Borsalino and Panizza. The classic shapes bewitch also overseas and fit perfectly even on a  square-jawed like Brad Pitt, here shot at the Venice Film Festival in 2008 in a cream white total look that covers him (literally) from head to toe. Turning away from tradition means necessarily a drop in standard that has to be faced with care. The british comedian and singer Russell Brand is not known for his chic taste, and his grey wool beanie, matched with a heavy parka and covering glasses, goes beyond the hobo-style codes, falling in that category that we can define “homeless”. The choice of one of the women’s most appreciated american actors, Ryan Reynolds, is not better: maybe for his expression, the same of a lamb on Easter’s eve, but the grey peaked cap worn by the protagonist of “Green Lantern” surely doesn’t brighten up a look more than dull. To each his hat, to sum up, but be careful to your mirror before going out: maybe it could reveal that a bare head is not the worst solution. Paolo Armelli

 

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