Archivio di luglio, 2013

C’È MODA E MODA, C’È MODO E MODO

Le sfilate per la prossima estate si sono concluse da 10 giorni. Per il momento, sono già state archiviate: ora è (o sarebbe) il momento di sfogliare le riviste – che già da un mese pubblicano la moda per l’inverno – e farsi un’idea di cosa compreremo da settembre in poi. Ma i social più visti e seguiti, elargiscono ancora istantanee “rubate” al pubblico dei modaioli durante le fashion week e si vede un po’ di tutto. Spesso c’è un signore americano con i capelli bianchi che tutti trovano “top” e che invece è di un’ ineleganza inarrivabile, poi c’è il direttore di quel librone super fashion tutto muscoli  e occhiali specchiati, il giovane fotografo che si cambia praticamente ad ogni sfilata, e c’è la Sozzani, sempre bellissima, stilosa, semplice nella sua eleganza che li spazza via tutti. A parte lei, che non ha certo bisogno del plauso di nessuno, il codice di riconoscimento ricorrente per conquistarsi almeno un “top!!” è essere vistosi, ossia: accesi, appariscenti, carichi, chiassosi, eccentrici, lussuosi, ostentati, pacchiani, sfarzosi. Nel bene e nel male, tutto questo fa audience, tanti clic, tanti “mi piace”, tanti “love”: per non parlare degli “adoro” e “amo”. Tant’è, che una delle poche volte che il bravo Schuman mi ha immortalato per The Sartorialist, indossavo un paio di guanti giallo fluo tipo Mickey Mouse, paletot antracite e jeans in velluto bianchi: un look di cui ancora oggi mi vergogno. Bene, ora che ho metabolizzato le sfilate, mi sono reso conto che gran parte  della moda che è stata presentata, sembra pensata e disegnata apposta per la fauna dei fashionisti di Instagram, Twitter, Facebook, Tumblr, eccetera. Questo significa una sola cosa: al di là del fatto che quel certo abito sia effettivamente bello o no (perché in questa fase il bello e il brutto si fondono e si confondono, e non li distingui più), durerà solo una stagione. Quello che va, è moda di un attimo e il modo di comunicarla, adesso, è di far credere che se ti metti quella certa stampa con quei colori pop, sei cool. Non è un giudizio, è una constatazione; ho il sospetto che si badi più all’impatto che suscita un colore o uno sberluccichìo piuttosto che alla sostanza. Alcuni stilisti – bravissimi – sono caduti in questa trappola che porterà a nulla, se non a un repulisti generale e drastico nel giro di poche stagioni. C’è moda e moda: prendi una qualsiasi delle mille magliette schizzate di colore e metti a confronto il Madras divino che ha fatto Missoni, i tagli geometrici di Cerruti, le giacche bicolore di Valentino o l’eccentrità intelligente di Etro: ti togli ogni dubbio. C’è moda e moda, c’è modo e modo.

Spring/Summer 2014 Fashion Shows ended ten days ago. … Continua a leggere →

HARPER’S BAZAAR UOMO 1993

The top model Larry Scott in a double-breasted pinstriped suit by Trussardi. Photo by Judson Baker.

PREVIEW MAX MAGAZINE JULY ISSUE

PARIS FASHION WEEK SS14 – PART FOUR

SAINT LAURENT PARIS

Prendi lo Styling di Ray Petri (giubbotti in pelle e calzettoni bianchi in spugna), lo shape dei primi Beatles o dei Mod  (abiti neri striminziti con pantaloni a sigaretta, camicia bianca e cravatta stretta e nera), qualche giacca street, molto corta e con le tasche a soffietto sul petto, fatta di panno nero invece che in denim blu; mettici pure un bel po’ della cultura musicale di Slimane e del “suo” Dior Homme. Infine, aggiungi il suo amore per quella introversione e quel tormento tipicamente giovanili. Poi versa tutto nello shaker: il risultato é sorprendente. Nel bene e nel male.

LUCA LARENZA
Il giovanissimo stilista ribadisce creatività e competenza. La sua cultura dell’immagine e della moda riflettono la collezione. Meriterebbe di avere un’azienda che lo sostenga comme il faut.

PARIS FASHION WEEK SS14 – PART THREE

LANVIN

La sfilata di Lanvin manda un messaggio nitido: mette in scena due anime dello stesso uomo, un uomo che desidera una moda-couture, realizzata con tagli di chirurgica perfezione, geometrica e affilata. Ed è il medesimo uomo che, di notte, veste giubbotti corti e neri, e li abbina a camicie e canotte d’effetto catarifrangente: ambiguo e affascinante, una sintesi tra Helmut Berger di “La caduta degli déi” e Anthony Perkins di “Psycho”.

HERMÈS

Mastice, ferro, azzurro chiaro: i colori sono  pallidi e polverosi. Lo styling dégagée da vita ad una  collezione delicata: le maniche arrotolate, i cotoni sgualciti o lavorati in rilievo, “croccanti”, restituiscono una freschezza che alleggerisce l’aria  impettita di chi si prende troppo sul serio. Le giacche destrutturate vestono con garbo e proporzioni perfette, un uomo che ha voglia di stare  bene con gli abiti che indossa. Un uomo che ha il giusto rapporto con la moda. Ossia: la ama ma non la subisce.

PAUL SMITH

Rosa Dandy e Rock Sartoriale. Dalla collezione emerge una leggerezza che da sollievo: ho ritrovato  un’aria anni ’60, mi ha ricordato David Hemmings in “Blow-Up”, e l’attitudine scanzonata ma chic delle Band dell’epoca. L’idea di accostare  un capo rock/moto come il “chiodo” leather nero con il pantalone in grisaglia in puro stile british, avvicina due mondi apparentemente lontani: un modo nuovo di proporre  la moda.